MADE IN ITALY: IL RAPPORTO, I RUSSI GLI AMBASCIATORI DEL MADE IN ITALY NEL MONDO (79,3%), CRESCE LA ?VOGLIA DI ITALIA? DEI NUOVI MERCATI, 65% VORREBBE PIU? PRODOTTI ITALIANI NEL PROPRIO PAESE
MA RESTIAMO I SECONDI AL MONDO PER BACKSHORING, AZIENDE RIMPATRIANO PER LEGAME CON MANIFATTURA
(Roma) Cresce la ?voglia di Italia? dei nuovi mercati e il made in Italy piace sempre di pi?, grazie all?emozione che suscita (66,7%), alla reputazione che gli italiani hanno nel mondo, di essere un popolo socievole ed amichevole (65,9%) dotati di un forte ?senso estetico? (65%). Lo scorso anno, l?economia italiana ha effettuato esportazioni per 497,5 miliardi di euro, sfiorando il 30% del Pil, anche se restiamo ancora molto eurocentrici (due terzi delle esportazioni italiane di merci si dirigono verso l?Europa, in particolare Germania, Francia, Regno Unito e Spagna). I consumatori dei nuovi mercati, Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa, Indonesia e Turchia, mercati caratterizzati da un?elevata incidenza dell?export italiano, da un significativo trend di crescita dell?export Made in Italy e da un elevato potenziale di crescita atteso, manifestano il desiderio di una maggior presenza dei prodotti italiani nel proprio paese (65,5%). In particolare, tra i paesi indagati, i russi risultano essere i veri ?ambasciatori? del Made in Italy (il 79,3% esprime un accordo alto o molto alto rispetto all?affermazione mi piacerebbe che i prodotti italiani fossero pi? presenti nel mio paese ed il 75,7% dichiara di parlare spesso bene a parenti ed amici dei prodotti italiani, di cui il 79,3 si dichiara soddisfatto o molto soddisfatto). E? il risultato dell?indagine condotta dal Centro di Ricerca sul Made in Italy dell?Universit? degli Studi Internazionali di Roma (Unint) con l?Universit? del Sannio, inserita nel I Rapporto http://ITALIA.INT , ?Competitivit? e performance del Made in Italy sui mercati internazionali?, coordinato dal professor Alessandro De Nisco e presentato alla Camera dei Deputati in un convegno moderato da Annalisa Bruchi. Valutazioni elevate sono state altres? riscontrate nell?ordine per i rispondenti brasiliani, indiani, cinesi e indonesiani, con percentuali omogenee attraverso le tre variabili indagate. Valutazioni significativamente pi? basse, ancora una volta, sono state riscontrate per il campione sudafricano e turco.
Dai risultati dell?analisi, si evidenzia che la bellezza e il senso estetico rappresentano l?associazione pi? solida nell?immaginario degli intervistati: a livello complessivo, il 45,5% degli intervistati ha incluso questo attributo tra le quattro alternative possibili. Seguono l?architettura italiana (39,1%) la pittura e scultura (36,3%) e il mix unico di gusto, sapori e tradizioni che definiscono l?enogastronomia nazionale (31,6%). A livello aggregato, dall?analisi dei risultati appare evidente che nella percezione degli intervistati i ?luoghi? culturali (musei, siti archeologici) rivestono un ruolo secondario rispetto alle componenti intangibili del cultural heritage italiano, e che l?immaginario estero ? forgiato prevalentemente da un?identit? estetica immateriale e trasversale, che emerge sia come attributo autonomo, sia nelle sue espressioni legate alle arti (quali, ad esempio, la pittura), al paesaggio (attraverso l?architettura), e che rappresenta la vera peculiarit? dell?immagine estera dell?Italia, probabilmente l?unico paese al mondo il cui immaginario ? legato in maniera cos? evidente alla bellezza e al senso estetico. Viceversa, i 4.450 individui residenti tra Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa, Indonesia e Turchia, intercettati attraverso un panel online, hanno indicato valori pi? bassi rispetto alle componenti dell?immagine cognitiva del Paese, che riguardano le credenze relative al livello di sviluppo economico e sociale e, soprattutto, alla percezione del sistema politico come rilevato dai valori delle medie relative agli item paese politicamente stabile e, soprattutto, paese con basso livello di corruzione, che riscontra in assoluto il pi? basso livello di accordo, con il 53,3% di frequenze basse o medie.
Per i consumatori dei mercati emergenti, il Made in Italy, indipendentemente dal grado di conoscenza e dalla frequenza di acquisto, incarna in primis attributi di tipo affettivo rispetto a quelli di tipo funzionale: stimola un?emozione, garantisce esclusivit?. Non ci si aspetta innovativit? (29,6%) del prodotto, il valore aggiunto ? connesso all?accesso ad un sistema di offerta che ha nella bellezza e nello stile il suo tratto caratterizzante principale. E? uno dei risultati messi a fuoco nel I Rapporto del Centro di Ricerca sul Made in Italy dell?Universit? degli Studi Internazionali di Roma (Unint), http://ITALIA.INT : ?Competitivit? e performance del Made in Italy sui mercati internazionali?, presentato oggi alla Camera dei Deputati con una convegno moderato da Annalisa Bruchi. L?indagine ?Fatti di bellezza. Immagine ed immaginario dell?Italia e del Made in Italy in 7 mercati emergenti?, condotta in collaborazione con l?Universit? del Sannio, ha coinvolto 4.450 residenti in Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa, Indonesia e Turchia, intercettati attraverso un panel online tradotto in 4 lingue. Le componenti di tipo estetico ed affettivo assumono un ruolo prioritario nella valutazione dei rispondenti, i cui giudizi vedono il prevalere di attributi di carattere ?emotivo? ? quali l?esclusivit? ? o di pi? facile ed immediata ricognizione ? quali l?originalit? e la creativit? del design ? rispetto alla qualit? in senso stretto. Una possibile interpretazione di questi risultati ? l?esistenza di una percezione ancora superficiale della qualit? dei prodotti italiani, che rappresenta in molti casi uno ?stereotipo? dietro la quale si cela in realt? una bassa conoscenza o comunque una capacit? ancora limitata valutare gli attributi intrinseci su cui si basa il valore aggiunto del Made in Italy. A livello complessivo, i risultati invitano a rafforzare le azioni finalizzate ad accrescere la ?cultura? dei prodotti italiani presso i consumatori dei mercati emergenti, mediante strumenti di marketing ? ad esempio lo storytelling ? idonei a raccontare cosa c?? dietro il concentrato di storia, tradizioni, inventiva, passione e cura del dettaglio che costituiscono la vera essenza della qualit? italiana.
Altres?, il Rapporto prodotto dal Centro di Ricerca sul Made in Italy dell?Universit? degli Studi Internazionali di Roma, conferma che l?Italia ? il secondo paese al mondo, dopo gli USA, e il primo in Europa, per numero di rimpatri di attivit? di produzione delocalizzate all?estero e il motivo pi? frequente che incoraggia il backshoring delle nostre aziende pare essere l?associazione al Made in Italy (42%). Il 24 % dei casi, invece, riguarda lo scarso livello di qualit? della produzione; il 21% la necessit? di una maggiore attenzione alle esigenze dei consumatori; il 18% la pressione sociale del paese di origine; il 16% il livello pi? elevato di competenze dei lavoratori del paese di origine; il 13% una maggiore capacit? produttiva a seguito della crisi economica; il 13% la riduzione del divario relativo al costo del lavoro. Tra le motivazioni dei rimpatri, per il Paese Italia appaiono trascurabili i costi logistici (11%) e di produzione. Il settore in cui si verificano pi? casi di backshoring ? quello del tessile-abbigliamento e del calzaturiero (48,33%), mentre l?8,1% delle aziende italiane che fanno ritorno, sono presenti nel settore automobilistico, il 7% in quello elettrico, elettromeccanico ed elettronico. Dei settori dell?arredamento e degli elettrodomestici fanno parte il 5,8% dei casi di backshoring italiani; mentre i settori biomedico, cosmetico e meccanico contano solo il 4,7% dei casi. Ancora meno (3,9%) quello dei mezzi pesanti, quello alimentare, quello farmaceutico, quello tessile e dei giocattoli (1,2%). Dall?analisi dei settori merceologici, emerge che il maggior numero delle imprese che hanno deciso di riportare la produzione in Italia appartiene al comparto abbigliamento-calzature, percentuale che sale se si considerano le operazioni di nearshoring.
Clarissa Domenicucci
Ufficio stampa Unint